
Il canottaggio a Roma, uno sport appassionato sulle sponde del Tevere
Il canottaggio è uno sport molto praticato nella Capitale, con decine di appassionati che ogni giorno solcano le acque del biondo Tevere, vogando con forza e intensità. Un breve ma interessante articolo per ripercorrere le origini di questa nobile attività sportiva e le particolarità del canottaggio a Roma.
Le origini del canottaggio
Nonostante le gare tra imbarcazioni siano una tradizione con radici secolari, il canottaggio come disciplina sportiva è di epoca più recente ed ha origini anglosassoni. E’ ancora una volta l’Inghilterra, dunque, a fare da precursore nell’ambito della creazione di uno sport che si diffonderà poi in tutto il mondo.
Gli “amateur oarsmen”, l’aristocrazia del remo
In Inghilterra già agli inizi del XVII secolo era usanza svolgere gare annuali tra i barcaioli del Tamigi. Si trattava di competizioni di nicchia, snobbate dai ceti superiori in nome della più assoluta e rigida avversione inglese per lo sport professionistico. Solo dopo le guerre napoleoniche compaiono oltre Manica gli “amateur oarsmen”, quei canottieri dilettanti che con il loro elitarismo raffinato hanno fatto la fortuna di questo sport. L’aristocrazia del remo,infatti, viene dalle università ed assume le sembianze dei rampolli dei college, che in breve tempo sarebbero diventati i membri dei club esclusivi. I giovani aristocratici delle università di Eton, Oxford e Cambridge fondano nel 1817 il Leander Club, il più antico e glorioso circolo remiero del mondo, nei cui locali è maturata la mitica rivalità tra gli equipaggi di Cambridge e Oxford che ogni anno, dal 1829, si scontrano in una sfida tra i due migliori equipaggi dei rispettivi atenei.
Il canottaggio in Italia e le sue leggendarie radici troiane
Le gare remiere nella penisola italiana sono tradizione antica, risalente secondo la leggenda all’epoca dei Troiani che, dai loro mari lontani, avrebbero importato la pratica delle gare acquatiche. Il remo, peraltro, è stata un’invenzione dei nostri antenati che, vogando per motivi tutt’altro che sportivi, hanno saputo nobilitare l’uso di un semplice pezzo di legno terminante con una pala. I romani, i genovesi, i veneziani furono grandi rematori, e proprio agli abitanti della “Serenissima” è attribuita l’invenzione del termine “regata”, derivante dall’uso di mettere in riga le imbarcazioni per la partenza. Per la nascita del canottaggio moderno, invece, si dovrà aspettare la seconda metà del XIX secolo, a causa del perdurare delle guerre d’indipendenza: la prima manifestazione agonistica porta la data del 16 luglio 1865 a Torino. Nonostante la storia assegni alla Canottieri Limite, nata nel 1861, il diritto di primogenitura, al Po spetta il titolo di culla del canottaggio italiano e proprio le sue sponde ospitano la prima sede della Fédération Internazionale des Société d’Aviron (FISA), istituita a Torino il 25 giugno 1892.
Dal Tamigi al Tevere, il canottaggio a Roma
La storia del canottaggio romano va in scena lungo le sponde del Tevere, dove questa disciplina si arricchisce di aneddoti prestigiosi e cronache autorevoli, accompagnate dall’affetto sincero ed autentico che ha legato e lega tuttora intere generazioni di romani alle acque tiberine.
Scopri di più sul legame tra Roma e il Tevere
Nuotatori, canottieri o barcaroli?
Alla fine del XIX secolo le rive del Tevere ospitano una composizione sociale eterogenea e variegata. Accanto alle eleganti e raffinate sedi delle prestigiose società remiere, si trovano gruppi di ragazzi provenienti dai ceti meno abbienti e noti come i “fiumaroli tiberini”. Il Tevere è un fiume articolato e complesso non solo dal punto di vista idrogeologico, ma anche nella sua atmosfera che mescola l’atmosfera esclusiva della storia della città con la tradizione popolaresca. Il vero fiumarolo rivendica e precisa la sua identità: né canottiere, né nuotatore, ma personalità sfrontata e poliedrica. Il barcarolo romano è un personaggio sui generis: pescatore per passione, salvatore occasionale di vite umane, nuotatore solitario abituato a lunghe traversate nel Padre Tevere.
L’attività remiera sulle sponde del fiume biondo
Dai medioevali editti papali, fino alle più recenti ottocentesche ordinanze , il rapporto del cittadino romano con il suo fiume è stato sempre, il rapporto del cittadino romano con il suo fiume ha trovato sempre astio, in nome della pubblica sicurezza e del decoro. Vietate, più o meno drasticamente, la balneazione e soprattutto l’immersione a fiume, l’ultima e unica alternativa possibile per un contatto diretto col Padre Tevere restava il remo, da guidare soli o magari in compagnia di una signora distinta e raffinata, oppure da domare contro corrente insieme a due, quattro, otto compagni. Il XX secolo inaugura la modernità di una pratica che si è evoluta nello stile e nella tecnica, segnando il suo passaggio da antica tradizione a disciplina ideale, contemplata nel novero degli sport olimpici. Dagli anni ‘20 del Novecento la voga costituisce un veicolo preferenziale per l’accesso ad un’attività fisica che è insieme uno sport moderno ed una pratica secolare, nobile, mondana ed esclusiva.
Elegante, esclusivo, raffinato: il canottaggio sul Tevere oggi
Ad oggi le sponde del Tevere ospitano numerosi circoli canottieri, che si distinguono per eleganza, raffinatezza ed esclusività. Nei circoli romani sono cresciuti diversi campioni del canottaggio nazionale ed internazionale del secolo scorso. Tanta acqua è passata sotto i ponti del Tevere dalla fondazione dei primi circoli alla fine del XIX secolo, ma sono immutati i valori che animano le loro attività: passione, rispetto, amore per lo sport. Con migliaia di iscritti e centinaia di giovani atleti, i circoli canottieri romani sono una realtà radicata ed affermata della città eterna: luoghi che sposano a pieno il legame indissolubile di Roma e dei romani con le acque tiberine.
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